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Finalmente riapre il Castello di Punta Troia a Marettimo

Seppur con qualche ritardo, finalmente riapre le porte al pubblico un altro importantissimo sito che rende il patrimonio storico, culturale e ambientale delle Isole Egadi unico e prezioso.

E’ stata, infatti, annunciata per domani 2 agosto 2020 l’apertura del Castello di Punta Troia a Marettimo oggi sede del Museo delle carceri e l'Osservatorio foca monaca dell'Area Marina Protetta.

La struttura sarà aperta tutti i giorni, dalle 10:30 alle 14:30.
Visite guidate previste alle ore: 11, 11:30, 12, 12:30, 13, 13:30.

L’ingresso sarà solo su prenotazione, attraverso il numero 347 8216676. Ovviamente, in osservanza delle regole legate all’emergenza Covid sarà obbligatorio l'uso della mascherina per accedere al castello.

Cenni storici

Attorno al 1140 Ruggero II, re di Sicilia, trasformò una vecchia torre saracena di Punta Troia in un vero Castello a presidio dell’estremità occidentale del regno più ricco e potente del Mediterraneo di quel periodo

Nei successivi periodi di dominazione sveva, angioina e aragonese Marèttimo seguì le sorti della Sicilia, accentuando un isolamento che ebbe il culmine durante il lungo dominio spagnolo, quando la parte di ponente dell’isola divenne ricettacolo di pirati e corsari di tutte le risme, con una prevalenza di quelli saraceni.

I pochi abitanti erano costretti a vivere in grotte e l’unico vero presidio del potere centrale era costituito dal Castello e dalla sua sempre più esigua guarnigione,
Nel 1637 la Corona spagnola, in bancarotta per le continue guerre, cedette l’arcipelago delle Egadi al marchese Pallavicino di Genova.

Nel 1651, al largo tra Marèttimo e Lèvanzo, verso nord-est, venne trovato un grosso banco di coralli, e l’isola ospitò le barche dei corallari trapanesi, che passavano la notte allo Scalo Maestro, sotto la protezione della guarnigione del Castello di Punta Troia.

Fu alla fine del XVIII secolo che l’isola cominciò a essere popolata in pianta stabile. In quel periodo il sovrano Ferdinando IV di Borbone, spinto dall’illuminato viceré Caracciolo, aveva iniziato timidi tentativi di riforma dello Stato e di valorizzazione dei territori del regno. Con la Rivoluzione francese, sotto il viceré Caramanico, il “Real Castello del Maretimo” divenne orrida prigione, soprattutto per prigionieri politici: nel 1793, in tempi di repressione antigiacobina e grande carestia, il Castello contava ben 52 prigionieri politici, ammassati in una prigione ricavata in una vecchia cisterna detta “la fossa”

Le condizioni della prigione vennero descritte nelle sue Memorie da Guglielmo Pepe, qui rinchiuso dal 1802 al 1803. Dal settembre del 1822 al giugno del 1825 la fossa di Marèttimo ospitò il marchigiano di Sant’Angelo in Pontano Nicola Antonio Angeletti, carbonaro oppositore del Regno di Napoli, che ci ha lasciato una dettagliata pianta da lui stesso disegnata su come era organizzato il forte di Marèttimo.

Nel 1844 il re Ferdinando II, dopo averlo ispezionato, abolì il Castello. Insieme cadde in rovina la vicina chiesetta dedicata a Sant’Anna e la cappelletta dedicata a Maria SS. delle Grazie, unico luogo sino a quel momento in cui i marettimari potevano ricevere i sacramenti.

(Cenni Storici tratti dalla Guida Marettimo per Visitatori e Curiosi. Edizione a cura Associazione CSRT “Marettimo”)

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